Land Art e Minimalismo
Dal New Dada nasce negli anni ’60 la Pop Art, che celebra e critica la modernità e tutto ciò che è massificato. Negli stessi anni irrompono sulla scena artistica anche la Body Art, la Land Art, la Minimal Art; tutti concettualismi che negano l’opera come oggetto.
Con la creazione nel 1960 del Fuseum (parco sculture che riprende un esperimento portato avanti negli anni ’50 nella sua casa al mare ad Ansedonia), Brajo Fuso esprime elementi tipici del Modernismo di Gaudì, così come farà qualche anno dopo Niki de Saint Phalle nel Giardino dei Tarocchi. Per certi aspetti, il Fuseum si avvicina al concetto di Land Art (o arte ambientale): propone un’arte di libera fruizione, proprio come volevano gli artisti Land.
Tutto il trauma postbellico a metà degli anni ’60 svanisce e negli anni ’70 Brajo Fuso cerca di interpretare l’arrivo del Minimalismo. Attraverso i Legni giunge alla definizione di un concetto regolare e astratto, che richiama lo Strutturalismo dei primi del ‘900 (come, per esempio, Mondrian). Fuso cerca di trovare una razionalità, che però contiene sempre le sue stravaganze. Solo una cosa rimarrà costante: l’uso dell’elemento di recupero.