INFLUENZE
ARTISTI E CRITICI CHE HANNO SEGNATO LA VITA DI BRAJO FUSO
BETTINA FUSO
Tra le persone che maggiormente hanno influenzato Brajo Fuso, sua moglie occupa un posto d’onore. Bettina Fuso (nata Elisabetta Rampielli) è una figura centrale per la maturazione dell’artista perugino. È lei a incoraggiare il marito a dipingere al ritorno dalla Seconda Guerra Mondiale. La sua è una vita interamente dedicata all’arte e alla cultura, in tutte le sue fasi: prima la pratica individuale e la formazione accademica, poi la partecipazione attiva ai salotti culturali, le esposizioni e i riconoscimenti personali; infine, il supporto a Brajo nella creazione del Fuseum.
Nell’attuale Sala Bettina del Fuseum, così come nella loro abitazione a Palazzo Cesaroni, Brajo e Bettina organizzavano momenti conviviali e di dialogo con i loro amici, che comprendevano artisti, critici e intellettuali. Queste frequentazioni suggestionano inevitabilmente Brajo Fuso nel proprio percorso di ricerca.
ANDRÉ VERDET
Critico d’arte e artista a sua volta, Verdet mette in contatto Brajo con le poetiche francesi del Nouveau Réalisme, di cui si intravede una traccia nei suoi Cromoggetti. Con lui stringe un rapporto di amicizia e frequenta il Fuseum. Insieme ad Argan e Tomassoni cura la prima opera monografica su Brajo Fuso, edita nel 1976.
GIULIO CARLO ARGAN
Argan introduce Brajo Fuso nella storia dell’arte. Nei primi anni ’60 conia per le sue opere oggettuali l’espressione Débris Art (arte del riciclo, del recupero); più avanti lo definirà uno dei più importanti artisti europei del ‘900. Tra i due c’è una frequentazione diretta, veniva spesso invitato al Fuseum.
RENATO GUTTUSO
Il giovane Guttuso, a Perugia per dei restauri all’Accademia, fu ospitato in casa Fuso per sei mesi e tra i tre si instaurò una duratura amicizia. Fece un ritratto di Bettina, oggi conservato dagli eredi. Il rapporto con Guttuso dà un imprinting importante ai coniugi Fuso. È lui a dire a Bettina di smettere di frequentare l’Accademia al termine del primo anno, esortandola a imparare l’arte per strada. Il suo insegnamento sarà una guida anche per Brajo, che si terrà alla larga dalla formazione accademica. Pur essendo un uomo delle istituzioni e un docente stimato, nell’arte rimane libero.
ALBERTO BURRI
Brajo Fuso frequenta Alberto Burri e il confronto con le sue opere è diretto e importante. Essendo entrambi umbri, tra loro si instaura una rivalità mai dichiarata, ma comunque presente. La grande differenza tra i due sta nel modo di porsi rispetto al mondo dell’arte.
Burri è inserito nel mercato, riesce addirittura a piegarne le dinamiche alla sua forte personalità; le sue opere sono molto conosciute e hanno un grande valore economico. Gli Ex Seccatoi del Tabacco, che custodiscono la maggior parte delle sue opere, celebrano in modo maestoso e quasi sacrale la sua unicità.
Fuso si pone all’esterno del mercato (tranne che per una breve parentesi negli anni ’70, in cui i suoi Legni suscitano interesse). La sua è un’arte disinteressata, autentica e onesta nei confronti del compratore. Negli anni ’60, momento di generale contestazione del mercato dell’arte, concepisce il Fuseum; un luogo in cui dialoga e gioca con il visitatore. Usa le materie in modo fantasioso e crede in un’arte libera e di libera fruizione. La sua carriera sarà relegata ai margini della scena artistica, sia per la difficoltà oggettiva d’inquadrare il suo stile, sia per la difficoltà di staccarsi dalle opere, che più volte presentava come “i suoi figli”.
PIERRE RESTANY
Il teorico del Nouveau Réalisme è stato spesso ospite in Umbria della famiglia Lungarotti, proprietaria di un’importante azienda vitivinicola italiana. È proprio la Signora Maria Grazia, moglie del fondatore Giorgio Lungarotti e amica di Bettina, a presentarlo ai coniugi Fuso. Restany li incontrerà in più occasioni, come testimoniano diverse foto dell’epoca. Viene a conoscenza del lavoro di Brajo Fuso ed è molto probabile che i due abbiano avuto degli scambi di vedute a questo proposito.
PALMA BUCARELLI
Direttrice storica della Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma (GNAM), incontra Brajo Fuso nella Capitale. L’occasione è la prima mostra personale dell’artista, nel 1946 alla Galleria il Cortile, dove lei e il critico e storico d’arte Lionello Venturi hanno modo di conoscerlo tramite Giulio Carlo Argan. Rimasta entusiasta delle opere esposte, propone l’acquisto di un lavoro di Brajo Fuso da parte della GNAM, che però non va in porto.
ITALO TOMASSONI
Nel 1976 scrive insieme a Verdet e Argan nel volume monografico dedicato a Brajo Fuso pubblicato da Editalia. Dalla fine degli anni ’60 si instaura un rapporto di collaborazione con l’artista: Tomassoni lo segue in senso critico per tutta la carriera e, nella mostra post mortem del 2010, rilegge tutto il suo lavoro.