READY-MADE E INFORMALE
Nella seconda metà degli anni ’40, il mondo riflette sui propri errori; nella cultura e nella scienza, tante personalità passate attraverso la Shoah e l’Olocausto si mobilitano. In filosofia, Jean-Paul Sartre con l’esistenzialismo esamina la vita umana. Si riparte da zero; tutto ciò che è stato fatto fino ad allora sembra essere stato cancellato.
Anche in arte l’uso delle materie riparte da zero, da un gesto arrabbiato e in polemica con la società; si contesta la regola, si scardina la logica. Il Dadaismo torna in auge (richiamando le esperienze di Kurt Schwitters con il collage degli anni ‘20 e i primi ready-made realizzati intorno al 1913), ma è ormai al tramonto. Nasce l’Informale, che riprende le gestualità dadaiste rendendole linguaggio e che, a differenza dell’Astrattismo, supera il concetto di forma.
Anche Brajo Fuso si cimenta in collage e ready-made, sempre seguendo il suo istinto. Tanti elementi convergono su di lui, ma sono solo una scintilla. Lui assorbe le avanguardie della prima metà del ‘900 e le restituisce secondo un meccanismo che è lo stesso di tutti gli artisti che verranno definiti informali.