Nouveau Réalisme, New Dada e poetiche dell’oggetto
Negli anni ’60 entriamo negli anni del boom economico. Stati Uniti e Europa camminano paralleli, ma portano avanti istanze simili. in America il New Dada, che si rifà al Dadaismo, riprende l’oggetto che diventa massificato. In Europa c’è il Nouveau Réalisme teorizzato da Pierre Restany: le accumulazioni di oggetti di Arman; le compressioni di auto, bici e macchinari di César; l’opera meccanica che si autodistrugge di Tinguely.
Il tema dell’automobile ricorre anche in artisti del periodo: negli Stati Uniti, John Chamberlain la rende scultura; in Italia, Ettore Colla ne usa dei pezzi per sintetizzare figure umane.
Rispetto al New Dada, il Nouveau Réalisme propone un’indagine più intima. Il primo sovrappone materie pure semitrattate (plastica, legno, metallo); il secondo porta all’interno dell’opera anche la storia dell’oggetto. Conoscere la funzione svolta da una certa cosa prima della sua ricontestualizzazione artistica può creare spaesamento, come accade con l’orinatoio reinterpretato da Duchamp come fontana.
Brajo Fuso si diverte e, nel farlo, intercetta sempre la storia dell’arte del suo tempo. Nei suoi Cromoggetti inserisce e assembla materiale povero e di scarto. Si ritrova sia il New Dada di Rauschenberg, sia il Nouveau Réalisme e le poetiche dell’oggetto. Il critico Giulio Carlo Argan definirà il suo lavoro come Débris Art (arte del riciclo, del recupero).