Bettina e Brajo, in mostra l’arte transitata dal salotto culturale di casa Fuso
L’esposizione Bettina e Brajo, il salotto di casa Fuso, con Moravia, Argan, Guttuso, Burri… Dipinti, disegni e ceramiche, articolata in tre sedi (tra cui il Museo Civico di Palazzo della Penna), racconta la vicenda umana e artistica di Bettina e Brajo Fuso e del loro salotto culturale a cavallo fra le due guerre e oltre. In mostra sono presenti le opere di Bettina, una selezione di Brajo, e degli artisti a loro legati, tra cui: Renato Guttuso, Alberto Burri, Verdet, Tomea, Casorati, Costetti, Cascella, Pace e degli altri umbri, De Felice, Bacosi, Arzilli, Dragoni, Raponi, Notari, Latella.
I curatori della mostra sono Massimo Duranti, Andrea Baffoni e Francesca Duranti.
Riportiamo alcune dichiarazioni all’indomani dell’inaugurazione della mostra.
Bettina: musa ispiratrice, anima del salotto letterario, artista entusiasta
“Ho avuto la fortuna di conoscere il Fuseum, l'amata creatura di Brajo Fuso, quel geniale ed estroverso personaggio perugino, vivacissimo in ogni sua espressione, vuoi medica, vuoi artistica. Era medico infatti, laureatosi brillantemente poco dopo il suo ritorno dalla Prima Guerra Mondiale. Altrettanto rapidamente si specializzò in odontostomatologia e pochi anni dopo divenne docente universitario a Roma; una carriera brillante e rapidissima, registrò anche numerosi brevetti per strumentazioni medicali e addirittura di farmaci poi prodotti e posti in vendita.
Nel mondo dell'arte, la sua musa ispiratrice fu Bettina, l'amatissima moglie compagna di una intera vita. Fu proprio lei, che frequentò l'Accademia di Belle Arti, a mettergli in mano pennelli e colori durante la convalescenza per le ferite riportate durante la seconda guerra.
Fu anche lei l'anima del famoso salotto letterario che si tenne tanto nella loro residenza nel cuore di Perugia, quanto al Fuseum stesso.
Grazie all'entusiasmo di Bettina, Brajo tanto si appassionò alle espressioni dell'arte da dedicare ogni momento libero alla creazione di nuove opere. Il Fuseum ne racchiude un considerevole numero.
Il Fuseum è stato riaperto al pubblico già da otto anni grazie alla collaborazione tra il Sodalizio di San Martino, l'ente al quale Brajo e Bettina donarono il grande complesso artistico, e la Fondazione Ecomuseo Colli del Tezio che ne cura la gestione e la direzione artistica.
Il percorso di recupero e di valorizzazione del parco, della galleria-museo e delle opere in esso contenute è stato lungo e complesso ed ha richiesto molta cura e l'attenzione degli Enti Locali Regione Umbria e Comune di Perugia in prima linea.
Oggi il Fuseum è una delle pochissime case museo private ad essere pronta a presentare al pubblico una molteplicità di occasioni di intrattenimento ludico e culturale anche nelle due sale recentemente restaurate: la Sala degli Elleni e la Sala Bettina.”
(Gianmaria Fontana di Sacculmino)
Bettina ritratta da Renato Guttuso
Copertina del catalogo della mostra
Tra i torrini di palazzo Cesaroni, uno spaccato della cultura perugina del Novecento
“Non nuova alla presentazione di importanti eventi espositivi di natura storico-artistica - basti ricordare Arte e patriottismo nell'Umbria del Risorgimento nel 2011 - la grande mostra in occasione del 150° anniversario dell'Unità d'Italia -, e ancora prima di altre iniziative espositive come quella sulla ceramica, l'Assemblea legislativa della Regione Umbria, partecipa con interesse a "Bettina e Brajo: il salotto di casa Fuso con Moravia, Argan, Guttuso, Burri.
I salotti dei Fuso si tenevano infatti a Palazzo Cesaroni, la sede di questa istituzione legislativa, ma soprattutto questa mostra è rilevante perché presenta uno spaccato, sostanzialmente inedito, della cultura perugina ed umbra del Novecento.
E poiché abbiamo nel nostro patrimonio due opere di Bettina i famosi "tetti" che vedeva dal loggiato del "torrino" di questo palazzo - e tre di Brajo, ricordando anche che nel 1981 in questo stesso edificio si tenne una mostra delle opere di Bettina, si è pensato di esporle in concomitanza con la mostra del Comune di Perugia a Palazzo della Penna, nell'ottica di ricordare i Fuso e, appunto, gli illustri frequentatori del loro salotto. Nomi fondamentali della cultura letteraria e artistica italiana attivi dagli anni Venti in poi quali Giulio Carlo Argan, Giuseppe Ungaretti, Gianna Manzini, Curzio Malaparte, Enrico Falqui, Massimo Binazzi, artisti come Renato Guttuso (loro ospite per mesi nel 1932), Fiorenzo Tomea, Felice Casorati, Mario Mafai e poi Alberto Burri, Gerardo Dottori, registi come Massimo Bontempelli e Cesare Zavattini. Senza dimenticare che prima di sposare Brajo, Bettina conobbe a Perugia, dove stava scrivendo il suo primo romanzo, Alberto Moravia. Nei salotti discutevano di letteratura e di poesia, di arte e di cinema: una situazione culturale che i curatori di questo evento hanno definito di sprovincializzazione di una città di provincia.
Certamente questa iniziativa vuole essere un doveroso omaggio a Bettina Rampielli Fuso, a poco più di trenta anni dalla scomparsa, eccezionale artista e donna di cultura che col suo garbo seppe relazionarsi e portare spesso a Perugia il meglio della cultura italiana fra le due guerre ed oltre. Significative al riguardo le belle immagini inedite, presenti nella nostra piccola esposizione, dei Fuso e dei loro amici che si affacciano sul loggiato del "torrino". Un affaccio del tutto speciale sulla distesa dei tetti perugini, che Bettina seppe mirabilmente, ma non pedissequamente - come dicono i critici - ritrarre nei suoi dipinti.”
(Donatella Porzi)
Un risarcimento al passo indietro di un’artista donna
“Da Camille Claudel e August Rodin a Frida Kahlo e Diego Rivera, da Gerda Taro e Robert Capa a Leonora Carrington e Marx Ernst fino ai "nostri" perugini Zena Fettucciari e Arturo Checchi, la storia dell'arte e non solo quella figurativa se vogliamo includere anche sodalizi di vita e di lavoro come quello tra Giulietta Masina e Federico Fellini o tra Elsa Morante e Alberto Moravia, è piena di coppie celebri. In questo "quadro", tanto per richiamare un'immagine pertinente il tema, s'inserisce perfettamente anche la vicenda umana e professionale di Bettina Rampielli e Brajo Fuso, due artisti che pur con linguaggi diversi, hanno vissuto il loro amore in totale compenetrazione con l'arte, molte volte affidando ad essa anche la comunicazione dei reciproci sentimenti.
Fatalmente, tuttavia, in queste coppie uno dei due ha raggiunto una celebrità maggiore dell'altro, quasi sempre il personaggio maschile, complice la critica, il mercato ma, più spesso, uno spirito di dedizione che ha indotto storicamente le donne ad arretrare per lasciare spazio al compagno di vita, sacrificando la carriera all'amore, alla famiglia, all'equilibrio domestico.
È questo un bel gesto, generoso, spontaneo, a volte perfino eroico ma con il tempo, almeno in parte, credo sia giusto risarcirlo, sottolineando anche se post mortem, il loro ruolo professionale e il merito del loro sacrificio.
Una medaglia che come donna, assai prima che come Assessore, mi piace appuntare sul petto di Elisabetta Rampielli, pittrice di vaglia alla quale, dopo 35 anni dalla monografica curata da Giorgio Bonomi, Perugia dedica una mostra nel Museo civico di Palazzo della Penna, proprio uno degli spazi che negli ultimi anni ha dedicato più di un'iniziativa al suo celebre coniuge Brajo.
Debbo alla tenacia di Massimo Duranti, instancabile promoter dell'arte perugina del Novecento, e del suo gruppo di giovani studiosi, alla disponibilità del Sodalizio di San Martino, alla generosità degli eredi della coppia Rampielli-Fuso, Marcello Fringuelli e Adalgisa Matteucci, alla collaborazione del Consiglio Regionale dell'Umbria, alla cortesia di Giammaria Fontana di Sacculmino e della Fondazione Ecomuseo Colli del Tezio la realizzazione di questa mostra alla quale tengo molto, poiché ci offre non soltanto la possibilità di valorizzare l'opera di un'artista troppo poco conosciuta al grande pubblico, ma costituisce anche una nuova occasione per riscoprire un brano importante di vita cittadina.
La mostra, infatti, propone una lettura più ampia di una monografica e ricostruisce, piuttosto, uno spaccato del contesto intellettuale locale e nazionale nel quale si mosse la coppia Rampielli-Fuso, o, con un moto di affetto verso i nostri due illustri concittadini, Bettina-Brajo. Le loro case, quelle perugine all'ultimo piano di Palazzo Cesaroni e poi in via Cacciatori delle Alpi, la villa di Ansedonia e più tardi il Fuseum furono teatro di incontri con intellettuali e artisti di primo piano, da Guttuso a Giulio Carlo Argan, da Curzio Malaparte a Alberto Moravia, da Enrico Falqui a Little Tony e tanti altri.
Quasi a sottolineare che la Perugia di un tempo, spesso, fu assai meno provinciale di quanto si creda nell'era della globalizzazione.”
(Teresa Severini)