Il Fuseum è il museo di Brajo Fuso. Il suo nome mette insieme il cognome dell’artista (Fuso) con il sostantivo museum. È un parco di circa 13.000 metri quadri situato sulla collina di Montemalbe, un ampio bosco in cui sorgono artistiche edificazioni, intrecciate tra loro, con funzione di padiglioni espositivi. Vicino alla galleria c’è una piccola abitazione (la Brajta, da Brajo + baita) che fungeva da alloggio per i soggiorni estivi dei coniugi Fuso.
LA STORIA DEL FUSEUM
Brajo Fuso inizia un primo esperimento di ciò che diventerà il Fuseum già a metà degli anni '50, nel parco della villa che lui e la moglie Bettina avevano ad Ansedonia. La distanza da Perugia non consentiva a Brajo di esprimere con regolarità la sua prorompente creatività; così nel 1959 acquista due lotti di terreno a Montemalbe, una collina appena fuori Perugia. Là sarebbe sorto il suo parco museo.
Negli anni successivi, trasferisce a Perugia alcune delle opere di Ansedonia che era riuscito a salvare dal degrado, per esempio le sculture in marmo, le statuette di Occhiopino e Pinella, le piastrelle in ceramica con le sue filastrocche.
Nel 1974 decide di disfarsi definitivamente della proprietà toscana e il Fuseum diventa il luogo principale dove creare le sue opere e ricevere gli amici nei giorni di festa.
Così lo descrive il suo creatore:
“Sono attaccatissimo ai miei quadri e sono molto felice quando me li sento vicini. Ho voluto dar loro una casa, come a dei figli: a Montemalbe, una collinetta a cinque chilometri da Perugia, tra un fitto bosco di lecci; l’ho chiamata il “Fuseum” e c’e’ anche una piccola casetta per me di pochi metri quadrati, la Brajta, per quando devo riposarmi e se piove. Il Fuseum e’ tutto per loro, per i quadri e per le ceramiche; le sculture le ho sistemate all’aperto lungo i viali e in alcune piazzole. Ce ne sono in ferro, plastica, legno, marmo, pietra, cemento ecc. Sono il loro custode e quasi tutti i giorni dedico loro un buon tempo per andarli a “visitare”. E’ la mia vita questa… c’e’ stata sempre una gran sete di ricerca nella mia vita e molto entusiasmo per ogni cosa…”
Brajo Fuso lavora incessantemente e con grande vigore alla costruzione del parco dal 1960 al 1980, anno della sua scomparsa.
Non avendo eredi che potessero tutelare e promuovere la sua opera, decide di donare il Fuseum (più una dotazione immobiliare per la valorizzazione e l’apertura al pubblico) al Sodalizio di San Martino.
Nel 2007 è stata stipulata una convenzione tra Sodalizio di San Martino e Fondazione onlus Ecomuseo Colli del Tezio finalizzata alla gestione e valorizzazione del luogo.
GLI SPAZI DEL PARCO MUSEALE
Il Fuseum si apre con un’opera sui generis: un cancello progettato e fatto costruire da Brajo nel 1963.
La stessa cinta muraria di recinzione è un’opera d’arte, incastonata di rottami dei più svariati materiali.
Il viale di accesso alle costruzioni è fiancheggiato sul lato destro da sculture tubolari in plastica e opere in ferro, che si trovano disseminate all’interno del bosco di lecci.
È la piccola casa in cui i Fuso hanno trascorso la loro vita per brevi periodi estivi dal 1961, alternando la propria residenza tra Perugia e Montemalbe.
La Brajta è stata restaurata e inaugurata nel 2012 come casa-museo. Al suo interno è possibile vedere la parte documentale della vita di medico e artista di Brajo Fuso.
La galleria espositiva, vicina alla Brajta, è un labirinto di undici sale. Contiene una selezione di circa 110 opere che illustrano il percorso artistico di Brajo Fuso in ordine tematico e cronologico. Termina con il Pittocromo, il suo laboratorio.
In un edificio attiguo alla piazzetta centrale, a piano terra troviamo la Sala Bettina, un locale che Brajo ha dedicato ai quadri figurativi della moglie Bettina Rampielli e ai banchetti col numeroso gruppo di amici che animarono il loro famoso salotto culturale. Per mantenerne la natura conviviale, nel 2016 la Sala Bettina è stata ristrutturata e oggi è uno spazio attrezzato per la ristorazione che può accogliere eventi culturali di vario tipo.
La Sala degli Elleni all’inizio non esisteva; al suo posto c’era una terrazza dove Bettina Fuso era solita prendere il sole. Qualche anno dopo, per timore che le acque piovane si infiltrassero nel salone sottostante (la Sala Bettina), Brajo fa costruire un perimetro in muratura con un rudimentale tetto. Il locale ricavato diventa un grande magazzino per le sue opere.
Nel 2015 la sala è stata completamente ristrutturata ed è ora il principale spazio al chiuso per gli eventi al Fuseum.
Deve il suo nome agli Elleni, imponenti opere antropomorfe prima esposte nel parco e poi riposte proprio in questo spazio per essere preservate dagli agenti atmosferici.
Tre dei nove Elleni sono tuttora presenti nella sala, come suoi anfitrioni. Altri due sono nella Galleria, uno nella Brajta. Gli ultimi tre si trovano al Museo Civico di Palazzo della Penna, a Perugia.
Adiacente all’anfiteatro, il Brajzoo è un padiglione semicircolare dedicato alle sculture del mondo animale, che per molto tempo hanno animato i cespugli del bosco; in un secondo momento, Brajo decide di riunirli in un unico luogo del parco. Dal 2020 è arricchito con un’opera di ispirazione street art che rappresenta le quattro stagioni.
Il parco è un ampio bosco-giardino pieno di interpolazioni artistiche, lievi alterazioni dell’ambiente naturale vagamente narrative e allegoriche. È attraversato da vialetti realizzati a mosaico da Brajo Fuso con i soliti materiali poveri a lui cari. Hanno nomi curiosi come “la via del Gratopasso”, “il sentiero dello Sdrucciolo”, “la via del Grevandare”.